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Nome:        Monte Pelmo

Cima:         Pelmo

Zona:         Pelmo

Altezza:     3154 mt     Dislivello: 1600 mt

Tempi:       9 ore

Escursione per esperti con tratti esposti e non attrezzati.

Strada di accesso:
Da Zoppè di Cadore si prende la stretta rotabile che porta all'ampio e panoramico ripiano di pascolo di Col del Piàn (1554 m), dove è possibile parcheggiare.

Accesso:
La rotabile (456) si inoltra a nord est intagliando le pendici boscose del Col de la Viza, e porta a un bivio presso un piccolo slargo, dove si trova un bel Cristo di legno, (1600 m ca; ridottissime possibilità di parcheggio; a piedi ore 0.15 da Col del Pian). Si prende la rotabile che sale verso nord lungo il fianco orientale del Col de La Viza (sbarra e divieto di accesso con automezzi). Giunti a quota 1693 m, essa piega decisamente a ovest, assume segnavia 493 e porta in breve a una sella prativa.
Si continua ora con modestissima pendenza in direzione ovest, costeggiando le pendici prative del monte Penna, fino a un promontorio a quota 1799 m, dove la strada piega a nord e appare improvviso il Pelmo, in una inquadratura che ben giustifica l’immagine di enorme trono che gli viene attribuita. Presso il promontorio confluisce da sud il sentiero 471 (CM) che sale direttamente, ma più faticosamente, da Zoppè. Assumendo la numerazione di quest' ultimo , la strada si addentra a settentrione su terreno un po' dissestato. Il tracciato diventa ora un sentiero su terreno di frana in molti punti melmoso e poi riprende in buone condizioni fino a raggiungere la testata della valle del Ru Torto, da dove in pochi minuti si arriva a un'ampia zona d'alto pascolo umida e argillosa (I Campi di Rutorto, i Ciampi) e al passo omonimo, dove in estate pascolano vacche e cavalli. A nord, su di un minuscolo colle, è ben visibile il rifugio Venezia, che si raggiunge in un paio di minuti (1946 m; ore 2 da Zoppè)

Relazione:
Dal rifugio Venezia si sale a nord ovest lungo il ben marcato sentiero 480, prima su terreno coperto da mughi e poi sul ghiaione, avvicinandosi al piede dell'altissima Spalla Est. Prima di raggiungerla si trova un bivio: sulla destra, verso nord, continua il sentiero 480 (sentiero Flaibani) che porta a Forcella di Val d'Arcia; si prende invece a sinistra (nord) un sentierino meno marcato, ma ben evidente, che punta direttamente alla base delle rocce, raggiungendole in corrispondenza di una paretina inclinata di roccia chiara (2100 m; ore 0.20 dal rifugio). Con opportuni andirivieni, segnalati da vecchi bolli rossi, si supera senza difficoltà la breve parete (passi di II) e si raggiunge così la bancata con la quale ha inizio la cengia di Ball.
Si percorre la cengia, che porta a sud in lieve ascesa lungo cornici roccioso ghiaiose e tracce di sentiero (diversi ometti segnano il percorso che peraltro è assolutamente univoco), oltrepassando le rientranze formate da tre successivi canalini dove, nei tratti meno facili, si trovano infissi chiodi per eventuali manovre di assicurazione. Nel fondo dell'ultimo canale si trova quello che viene considerato il passaggio chiave della cengia, il Passo del Gatto, dove una sporgenza della roccia costringe a procedere carponi oppure a superarla all'esterno con un passaggio d'arrampicata, facile ma esposto. Oltre questo tratto la cengia diviene più agibile, un vero e proprio sentierino, anche se piuttosto aereo, e porta infine a sbucare sul bordo inferiore dell'enorme vallone detritico compreso fra le due spalle del monte.
Da questo punto in avanti il carattere della salita cambia radicalmente: la traccia risale infatti lungamente e con numerosi zig zag le ghiaie. A quota 2700 m circa ci si trova sotto una fascia di salti rocciosi arcuati che collega la Spalla Sud alla Spalla Est e sembra ostacolare il proseguimento. Seguendo le tracce e gli ometti, si superano invece i gradoni con opportuni andirivieni che permettono di evitare le difficoltà maggiori e si raggiunge così il circo superiore (il Vant).
Si risale diagonalmente il vant verso ovest fra placche crepacciate, massi, ghiaie e macchie di neve(dipende dalla stagione, alcuni anni molto innevato altri completamente senza) fino a raggiungere l’arcuato ciglione occidentale del monte, che unisce la sommità alla Spalla Sud. Da questo vertiginoso terrazzo, a quota 3000 m circa, si può apprezzare la vista di Civetta e Moiazza che chiudono lo sfondo a sud-ovest e quella del pianoro sommitale del Pelmetto, quasi in quota e vicinissimo, separato dal Pelmo dallo stretto intaglio della Fisura.
Bisogna ora piegare a nord/nord-est e superare la cresta sommitale, inizialmente sottocresta (a est), più in alto quasi sul filo e, per brevissimo tratto (con impressionante colpo d'occhio sulla parete nord), sul filo stesso. Le tracce e gli ometti tolgono comunque ogni dubbio sul percorso e portano infine alla sommità (3156 m; ore 6), da dove la vista spazia tutt' intorno su un immenso panorama; è particolarmente impressionante affacciarsi sulla parete nord, che precipita verticalmente per 1000 m.

Discesa:
La discesa si compie a ritroso lungo il percorso di andata dalla cima del Pelmo al rifugio Venezia; da qui si segue la strada fino a Col del Piàn e infine si giunge a Zoppè (1554 m; ore 3-4).
















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